06 aprile 2016

Burglary Years - 100 Roses [ALBUM REVIEW]

Chiamare la propria band con il titolo di un album di Morrissey, come hanno fatto i bostoniani Burglary Years, sembra una chiara dichiarazione di intenti dal punto di vista musicale. In effetti il gruppo americano - che circola nella scena alternativa della propria città da anni - non sarebbe il primo a impostare il proprio stile sull'esempio dei maestri Smiths, che bene o male per tutta la scena indie-pop di qua e di là dall'Atlantico sono dei padri venerabili. 
In verità ascoltando 100 Roses, che è il loro disco di debutto (uscito nel 2015 ma ristampato in cassetta di recente - sì, va di moda - da Disposable America), la profonda impronta del gruppo mancuniano è evidente, dal modo di cantare del frontman Greg Cook alle onnipresenti trine chitarristiche, senza contare l'aura di colto romanticismo che pervade l'intero album. 
Considerando l'indubbia bravura dei Burglary Years nel confezionare canzoni di limpido equilibrio indie-pop, potrebbe anche bastare per un giudizio più che lusinghiero. Ma c'è di più, perchè i Nostri sembrano innestare felicemente sulle radici smithsiane della loro proposta i germi inquieti di altri modelli coevi, dai Cure ai Jesus & Mary Chain, tanto che il poderoso singolo Ghostwriter (e non solo) sviluppa passaggio dopo passaggio un potenziale elettrico che potrebbe sembrare familiare ai fans dei Pains Of Beeing Pure At Heart.

Bandcamp: https://burglaryyears.bandcamp.com/



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