27 dicembre 2017

Best Indie Pop Albums Of The Year 2017


12   Stutter Steps - Floored (Blue Arrow)

 
Con un lavoro a metà fra EP ed album (sei tracce), la band di Pittsburgh, intestata all'eclettico Ben Harrison, dimostra di muoversi a perfetto agio fra liquide chitarre scampanellanti, ritmiche veloci, melodie di efficace semplicità e atmosfere di dilatata morbidezza. 
Favorite Track: Floored




11   The BV's - Speaking From A Distance (Kleine Untergrund Schallplatten)
 

L'incontro fra il tedesco Frederik Konstantin e l'inglese Josh Leonard ha generato l'album più "C86 oriented" dell'anno: jangly e sfrigolante come si deve, nostalgicamente artigianale, pieno di canzoni gentili e oblique di presa immediata. 
FT: H and M





10  When Nalda Became Punk - Those Words Broke Our Hearts (Discos de Kirlian)


 L'album degli spagnoli WNBP ha un solo grande difetto: conta solo sei pezzi. Per il resto la band di Elena Sestelo, con le sue three minute songs uptempo dai ritornelli killer, sfrontate e gentili al tempo stesso, dimostra ancora una volta di essere uno dei tesori nascosti della scena indie pop mondiale.
FT: Long Before




 9  Hater - You Tried  (PNKSLM Recordings)



Chitarre spigliate e moderatamente appuntite e la voce sottilmente sensuale di Caroline Landahl. Non c'è dubbio che il gruppo di Malmo si affidi soprattutto a queste armi per colpire, ma nelle canzoni del loro disco di debutto c'è soprattutto una sapiente concretezza melodica in grado di rendere irresistibile un guitar pop di essenziale semplicità. 
FT: Common Way   





8   The Bats - The Deep Set  (Flying Nun)


 Leggenda vivente dell'indie pop, i neozelandesi The Bats suonano insieme da trentacinque anni e maneggiano canzoni con la medesima disinvolta e spontanea leggerezza degli esordi. Il loro nono album è l'ennesima eccellente prova di quello stile guitar pop arioso, brillante e dinoccolato che tanti hanno provato ad imitare senza riuscirci. Se non ci fossero bisognerebbe inventarli.
FT: Antlers




7    The Hundredth Anniversary - Sea State Pictures  (Faking Jazz Toghether)



Come i concittadini (di Brighton) Fear Of Men, i tre Hundredth Anniversary puntano su emozionali intrecci di chitarre e melodie in chiaroscuro, alternando ritmi, atmosfere ed energia con sapiente equilibrio. Sea State Pictures è un disco di meditata e serena tristezza, stemperata dalla bellezza poderosa dei crescendo e dalla voce di velluto di Eleonor Rudge.
FT: End Of Summer



6    Fazerdaze - Morningside (Flying Nun)
 

Esordio di gran classe per la neozelandese Amelia Murray, sotto l'egida della mitica Flying Nun Records. L'approccio guitar pop non convenzionale è quello dell'etichetta, ma Fazerdaze ci mette del suo e costruisce (in quasi totale solitudine) i suoi pezzi a strati, impilando con efficace abilità synth, drum machine, cori, echi, chitarre, ritornelli memorabili, rumore e melodia, con un approccio new wave dichiarato e una notevole capacità di lavorare sulle dinamiche. 
FT: Lucky Girl

 


5   Adult Mom - Soft Spots (Tiny Engines)
 

Sèguito di un già eccellente esordio di marca garage pop lo-fi, l'album dei newyorkesi sancisce la definitiva maturazione del songwriting intelligente e brioso di Stephanie Knipe e compagni. Niente fronzoli, ma enfasi sulle canzoni e sulla loro arguta immediatezza: elettriche e vigorose dove serve, nude e sognanti nei momenti più intimi, senza mai perdere quella malinconica dolcezza di fondo.
FT: Steal The Lake From The Water / First Day Of Spring




4    Puzzles y Dragones - Vuelven Puzzles y Dragones (Discos de Kirlian)

 
All'essenza del twee pop, tra chitarre jangly, melodie frizzanti, dinamiche sbarazzine ed un senso di solare, ariosa leggerezza, la band spagnola mette in fila dieci "perfect pop songs" che agiscono come un balsamo salutare sull'umore di chi le ascolta e si imprimono subito nella memoria con la loro zuccherosa coinvolgente freschezza. E l'ennesimo plauso va anche alla label di Barcellona Discos de Kirlian che quest'anno ha infilato una perla dietro l'altra. 
FT: La tempestad




3    The Luxembourg Signal - Blue Field  (Shelflife)


 Già il fatto che tre settimi dei Luxembourg Signal provengano da una band che ha fatto la storia del twee pop come gli Aberdeen di per sè è una garanzia, ma qui c'è molto di più della sola esperienza. Al secondo album dopo il celebrato debutto di tre anni fa, Beth Arzy, Betsy Moyer e compagni confezionano il dream pop più elegante dell'anno: emozionale, affilato, dinamico, denso, algido ed etereo allo stesso tempo, notturno, complesso, ambizioso e affascinante. 
FT: Blue Field



2   Makthaverskan - III  (Run For Covers)


 Giunta al terzo album (e dopo un secondo che già era un prodigio), la band di Goteborg si conferma una macchina da guerra in grado di sfornare piccoli inni alternativi senza soluzione di continuità. Lo stile vocale emotivo e mai del tutto controllato di Maja Milner dice già quasi tutto dei Makthaverskan: al centro del loro guitar pop torrenziale, ovunque uptempo, travolgente di trame jangly e ritmiche muscolari, pieno di melodie fatte apposta per essere urlate, memore della lezione dei maestri connazionali Broder Daniel, c'è un'urgenza espressiva (post)adolescenziale che brucia nel profondo ed esplode episodio dopo episodio con una forza deflagrante irrequieta, catartica ed esaltante. 
FT: In My Dreams




1   Alvvays - Antisocialites  (Polyvinyl)


Qualcuno potrebbe affermare, senza sbagliare di molto, che gli Alvvays oggi "sono l'indie pop" . Al di là delle provocazioni, non esiste al momento una band che riesca a interpretare lo zeitgeist del genere come quella capeggiata da Molly Rankin. Critica e pubblico hanno atteso il gruppo di Toronto al varco del "difficile secondo album" con l'ansia che si riserva ai grandi, e i canadesi hanno risposto con la prova tangibile che grandi lo sono per davvero. Antisocialites è un disco complesso e immediato al tempo stesso, pieno di cambi di ritmo e di umore, di semplici colpi di genio e dettagli lavorati con cura maniacale, essenziale e caleidoscopico. E, in definitiva, è un disco di canzoni. Canzoni che guardano dall'alto ogni tentativo di classificazione (dream, twee, indie, punk, jangly... semplicemente pop) e che puntano ad essere già dei classici.






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